
Gesù passando, vide un uomo di nome Matteo e disse…
Anche oggi Gesù vede te, e ti dice una parola.
È la stessa Parola che ha creato il mondo, è la stessa parola che ha creato il primo uomo, la prima donna. Questa parola che un giorno è stata rivolta a Matteo, una Parola ricca di amore, una Parola che dona speranza, una Parola che accoglie così come sei, una Parola che indica un cammino, una Parola che dà vita… Oggi Gesù la rivolge a te: “Seguimi”, impara da me, vienimi dietro.
A quella Parola, Matteo si alzò (voce del verbo risorgere) e lo seguì.
Ora sta a te rispondere a quell’invito, lascia il tuo banco delle imposte che ti tiene prigioniero delle cose di questo mondo, e mettiti al suo seguito.
Fissa il tuo sguardo nel suo così pieno di amore (domenica scorsa è stata la festa della Divina Clemenza) e lasciati guidare da Lui.
Come Matteo, conducilo nella tua casa e fai festa con tutti. Il banchetto di Gesù con i pubblicani e i farisei ci ricorda la mensa eucaristica dove Gesù si siede con noi e ci dona il suo Amore.
È singolare accorgersi che a questa mensa, dove Gesù sta seduto, accorrono “molti pubblicani e peccatori”. La comunità cristiana, la Chiesa, non è infatti composta di puri, ma da tutti coloro che, pur sentendosi profondamente indegni – a partire da Pietro stesso che dirà a Gesù: “Signore, allontanati da me perché sono un peccatore” (Lc 5,8) sino al centurione: “non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te” (Lc 7,7) –, tuttavia si sentono coinvolti proprio da Lui, sino ad essere i Suoi commensali.
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